La cantata rossa
Extraordinary poetry deserves listening to the poet's voice.
La cantata rossa per Tall el Zaatar ..questo popolo ha sette anime ogni volta che muore rinasce più giovane e bello Tewfiq Zayad |
The red cantata for Tall el Zaatar …this people has seven souls every time it dies it rises more beautiful and younger Tewfiq Zayad |
I cinquantatre giorni Cinquantatre giorni tanto ci volle perché con l’inganno Tall el Zaatar bruciando ardesse Cinquantatre giorni e ogni giorno fuoco e ogni giorno fame e ogni giorno bombe e ogni giorno traditori con carri armati e con dollari Cinquantatre giorni e dietro alle croci come una cagna impazzita a urli ogni giorno la morte a pezzi a schegge a frantumi a tronconi ogni giorno la morte contro un muro d’occhi contro un giro di speranze contro un cerchio di mani e fucili contro tutto un popolo in piedi ogni giorno e per cinquantatre giorni come una cagna impazzita a urli tornò ogni giorno la morte prima che con l’inganno Tall el Zaatar bruciando ardesse Con l’inganno valorosi di Ashrafieh massacratori di bambini sciacalli delle macerie tigri per sventrare le donne con l’inganno e dai loro palazzi agitando trattati Gemayel di numeri e banche Chamoun il patriota che difende bordelli e notturno il prete Khassis di medioevo e coltelli mentre nell’angolo più sudicio della vergogna il due volte traditore Assad conta e riconta il suo prezzo con l’inganno quel dodici dodici dodici dodici agosto che ancora ci duole sul cuore fascisti in branco di muso insanguinato che si dicono cristiani con l’inganno entrarono e agitando trattati in Tall el Zaatar tristi macellai in nome dell’occidente saccheggiare bruciare sgozzare finché di qua e di là la loro pace fra le rovine andò lungamente beccando l’occhio sbarrato dei morti |
Fifty-three days Fifty-three days so long it took that by deceit Tall el Zaatar burned in a blazing fire Fifty-three days and every day fire every day hunger every day bombs and every day betrayers with dollars and tanks Fifty-three days behind crosses like a mad bitch howling everyday came death by pieces by splinters by shivers by stumps everyday came death against a wall of eyes against a circle of hope against a ring of rifles and hands against an entire standing populus everyday and for fifty-three days like a mad bitch howling returned everyday death by deceit Tall el Zaatar burned in a blazing fire By deceit the valiant of Ashrafieh slaughterers of children jackals of ruins tigers to disembowel women by deceit waving treaties from their palaces Gemayel of numbers and banks Chamoun the patriot defending brothels the dark priest Khassis of knives and Middle Ages while in shame’s dirtiest corner the two-time betrayer Assad counts and recounts his price by deceit that twelfth twelfth twelfth twelfth day of August still aches in our hearts fascists in packs with bloodstained muzzels calling themselves christians by deceit waving treaties they entered Tall el Zaatar dismal murderers in the name of the Civilized World to break to quarter to sack to burn to butcher until here to there their peace amongst the ruines went endlessly pecking the wide open eyes of the dead |
Amna Quant’è lunga la strada di Ashrafieh! Ogni gradino ogni pietra ogni passo sono secoli interi di dolore eterne costellazioni cadenti sulla cieca notte del cuore E vanno in fila nude fra due ali di soldati e immagini di santi fra la folla “Più in fretta animali!” Quante sono? Cento? Duecento? Amna non lo sa Vede appena i suoi piedi trascinarsi feriti nella polvere un passo e un altro e un altro “Forza!” “Che ci andiamo a divertire!” Poi sulla schiena un colpo Amna non sente Ha dodici anni Amna E pensa al padre ai fratelli agli amici rimasti laggiù nel gran fuoco di Tall el Zaatar “Dì Lo sai che cos’è questo?” Qualcuno l’afferra per i capelli “Guarda!” le agita qualcosa davanti al viso Una croce “E’ nostro Signor Gesù Cristo Troia!” Amna non vede Cammina cammina cammina e non ha che il gran fuoco di Tall el Zaatar negli occhi Uno sputo un colpo una spinta Amna cammina Un passo e un altro e un altro Secoli interi di dolore sulla strada di Ashrafieh Poi una porta La spingono dentro Fumo grida imprecazioni dal soffitto una lampadina l’odore penetrante di corpi sudati “Come ti chiami?” “Amna hai detto?” Ridono “Vieni qui Amna! Amna! Amna!” Sente il loro respiro mani chela frugano l’afferrano la prendono la frugano l’afferrano la prendono la fanno girare da una parte all’altra Amna! Amna! Amna! “Apri le gambe che vediamo cosa ci nascondi in mezzo!” “Girati Amna il culo Amna muovi un po’ il culo Amna!” Amna! Amna! Amna! Da una parte all’altra all’altra e mani e respiri e man e mani “Perché non balli? Su da brava balla comunista facci vedere muovi il culo su Amna Balla! Balla! Balla!” Battono le mani gridano ridono gridano battono le mani “Avanti balla in piedi bestia balla palestinese!” “In piedi balla in piedi balla in piedi balla!” Lampadine porte pareti mani fumo grida di qua di là da una parte all’altra all’altra all’altra Amna! Amna! Amna! “Girati Amna muoviti Amna in piedi Amna bestia Amna balla Amna avanti balla palestinese comunista bestia Amna balla balla palestinese balla balla palestinese palestinese palestinese!” |
Amna How long is this road to Ashrafieh! Every step every stone every pace are entire centuries of pain eternally falling stars on the blind night of the heart And naked they walk between double lines of soldiers and images of saints amongst the crowd “Faster you beasts!” How many are they? A hundred? Two hundred? Amna doesn’t know She only barely sees her wounded feet dragging them along in the dust a step and another and another “Move along!” “We’re going to have some fun!” Then on her back a blow Amna doesn’t feel it She’s twelve years old Amna She’s thinking of her father of her brothers of her friends over there in the big blaze of Tall el Zaatar “Tell me Do you hnow what this is? Somebody grabs her by her hair “Look!!” waving something before her face A cross “It’s our Lord Jesus Christ Whore!” Amna doesn’t see She walks and walks and walks she only has the big blaze of Tall el Zaatar in her eyes A spit a blow a thrust Amna walks A step and another and another Centuries and centuries of pain on the road to Ashrafieh And then a door They push her inside Smoke screams curses from the ceiling a lamp the penetrating smell of sweaty bodies “What is your name?’ “Amna you said?” They laugh “Come here Amna! Amna! Amna! She feels their breath hands rummaging her stopping her grabbing her touching her stopping her grabbing her turning her around from one part to another Amna! Amna! Amna! “Open your legs so we can see what you hide between them!” “Turn around Amna your ass Amna move it a little your ass Amna!” Amna! Amna! Amna! From one part to another to another and hands and breathing and hands and hands “Why don’t you dance? Go on be a good girl dance little communist so we can see move your ass go on Amna Dance! Dance! Dance!” Clapping their hands and yelling and laughing and yelling and clapping their hands “Come on dance stand up animal dance palestinian!” “Stand up and dance stand up and dance stand up and dance!” Lamps doors walls hands smoke screams here and there from one part to another to another to another Amna! Amna! Amna! “Turn around Amna move Amna stand up Amna animal Amna dance Amna come on dance palestinian communist animal Amna dance dance palestinian dance dance palestinian palestinian palestinian!” |
Il piccolo Fadh A occhi spalancati entrò il piccolo Fadh nella morte ricordando solo di questo mondo la mano improvvisa ed il lampo che dalle radici recise e con un grido lungo il cristallo segreto dei suoi anni e del suo passo |
Little Fadh With staring eyes little Fadh crossed the threshold of death of this world only memories of the sudden hand and of the flash that at his roots severed with a long cry the secret crystal of his years and his future steps |
La cantata rossa Ma che nessuno nessuno dico che nessuno pianga! Non una lacrima dalle terre segrete del nostro dolore non una lacrima! Perché in piedi in piedi sono morti Che nessuno pianga! In piedi accanto al pozzo e alle radici del pane Che nessuno pianga! In piedi fra le stagioni testarde del loro lavoro Che nessuno pianga! In piedi con le scarpe indosso e con fucili Che nessuno pianga! In piedi da barricate parlando alle stelle Che nessuno pianga! In piedi con gli occhi fissi ai fiumi di Palestina Che nessuno pianga! In piedi tracciando strade immense verso il ritorno Che nessuno pianga! In piedi con doni di speranza ai bimbi del futuro Che nessuno pianga! In piedi Fathma Ibrahim in piedi Mervath Abeth Leila in piedi Youssef il nonno e il piccolo Fadh che aveva tre anni in piedi ognuno dei trentamila di Tall el Zaatar e che nessuno nessuno dico che nessuno pianga! Non una lacrima! Perché vedete? Li hanno scacciati dalla loro terra e dal loro sogno li hanno dispersi li hanno rinchiusi nei campi gli hanno messo un numero chiamandoli profughi li hanno venduti su tutti i mercati e quando hanno preso il fucile “Banditi!” hanno gridato e li hanno uccisi torturati massacrati divisi e gli hanno detto “Tu non avrai patria!” ed essi in piedi con la loro statura abitano il mondo abitano il mondo abitano il mondo! |
The red cantata But nobody nobody I say let nobody cry! Not one tear from the secret lands of our pain not one tear! Because standing standing up they died Let nobody cry! Standing up near the well and the roots of our bread Let nobody cry! Standing up between the labourious seasons of their work Let nobody cry! Standing up with their shoes on with rifles Let nobody cry! Standing up from barricades talking to the stars Let nobody cry! Standing up with eyes fixed towards the rivers of Palestine Let nobody cry! Standing up mapping out vast roads towards the way of return Let nobody cry! Standing up with gifts of hope to the children of the future Let nobody cry! Standing up Ahmed Fathma Ibrahim standing up Mervath Abeth Leila standing up Youssef the grandfather and little Fadh who was three years old standing up each of the thirty thousand of Tall el Zaatar and nobody nobody I say let nobody cry! Not one tear! Dont you see? They threw them out from their land and their dreams they dispersed them they closed them in camps they gave them a number calling them refugees they sold them at all the markets and when they took to guns “Bandits” they yelled and they killed them they tortured them they slaughtered them they divided them and they told them “You will not have a country!” and they with thier stature standing up straight live in the world live in the world live in the world!
Guilio Stocchi |
Note Tall el Zaatar, la Collina del Timo, era un campo palestinese situato nella zona est di Beirut, nel quartiere di Ashrafieh, controllata dalle milizie della destra libanese e dalle forze delle bande cosiddette cristiane. Allo scoppio, il 10 aprile 1974, della guerra civile fra la coalizione di palestinesi e musulmani progressisti libanesi da una parte e fascisti e destre cristiane dall’altra, il campo fu ripetutamente bombardato, riuscendo però a resistere per più di due anni. La sua sorte fu segnata dal tradimento del presidente siriano Hafez el Assad il quale, con il pretesto di difendere i palestinesi, schierò i suoi carri armati attorno al campo, appoggiando di fatto le destre libanesi nel timore che una possibile vittoria della coalizione progressista libano-palestinese alterasse gli equilibri della regione. Messo a ferro e fuoco per 53 giorni, Tall el Zaatar cadde il 12 agosto 1976 quando i falangisti, che il giorno prima avevano firmato un trattato di tregua, garantito dai siriani, entrarono nel campo col pretesto di evacuare donne e bambini e compirono una strage in cui morirono migliaia di persone. Le giovani del campo, scampate al massacro, vennero condotte alle caserme di Asharafieh come premio per l’eroismo dei soldati. Tewfiq Zayadd, originario di Nazareth, di cui fu sindaco fino alla morte, avvenuta nel 1995, è considerato uno dei massimi poeti palestinesi. I versi citati in esergo concludono una delle sue poesie più note, Diario delle nozze di sangue, scritta all’indomani delle stragi del Settembre Nero quando, nel settembre 1970, il carnefice di turno, Re Hussein di Giordania, massacrò ad Amman migliaia di palestinesi per costringere le loro organizzazioni ad abbandonare il paese. Pierre Gemayel era il fondatore e il capo della Falange Libanese, una organizzazione politico-militare apertamente fascista. Camille Chamoun, banchiere e uomo politico, era a capo delle Tigri del Libano. I suoi “guerrieri” portavano l’immagine di Santa Rita da Cascia sul calcio del fucile. Khassis era un monaco maronita, capo di una delle più feroci bande “cristiane” libanesi. Hafez el Assad era il presidente siriano che per timore che una vittoria dei palestinesi e delle sinistre libanesi alterasse gli equilibri della regione, minando il suo potere, si schierò con le destre libanesi dopo un iniziale appoggio ai palestinesi. Era uno dei garanti della tregua che permise lo scempio di Tall el Zaatar |
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